Un memoir, i ricordi dell'autore: la sua famiglia, la famiglia d'origine della madre, i due villaggi che l'hanno visto bambino. Un padre, sognatore ingenuo affascinato dal chassidismo con la sua vena mistica, le sue danze e i suoi canti. Ma incapace di mantenere la famiglia a un livello accettabile per la moglie e il suocero, rabbino capo di Bilgoraj, uomo colto, autorevole e benestante. Singer ricorda con orrore i giorni interminabili passati a scuola dai tre anni in poi, ostaggio di insegnanti incompetenti, per non dire squilibrati, di compagni crudeli con i più deboli; e con gioia il poco tempo libero trascorso nei campi con i ragazzi di famiglie semplici e poco religiose. A Bilgoraj la nonna, regina di una cucina affollata e generosa, accoglie la figlia e i nipoti con abbracci calorosi e prelibatezze, in una casa opulenta, in continuo fermento, piena di vita. In quell'atmosfera, Bathsheba, la madre dell'autore, sembra rinascere, illuminarsi, passa ore a dialogare da donna curiosa e intelligente qual è, con il padre, impegnato a esercitare il suo magistero di rabbino, tra coppie che implorano il divorzio e macellai in preda ai dubbi sulle norme alimentari della religione ebraica.
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