Assassinio di marzo

Un ricco uomo d’affari, collezionista d’arte e mecenate di giovani pittori emergenti, è trovato morto nel suo lussuoso appartamento di Frederiksberg, a Copenaghen. Il Giornalista, protagonista e voce narrante del romanzo, precario per vocazione e detective amatoriale, scopre ben presto i sentimenti molto più che paterni che legavano l’uomo al suo ultimo protetto, l’inquieto artista Willy Fontana, le cui tracce portano tanto ai quartieri eleganti della capitale danese quanto ai suoi recessi più malfamati. Quando poi anche Fontana scompare misteriosamente, senza riscuotere la sua immensa eredità, c’è materia per diverse ipotesi pessimiste. Il Giornalista sta per diventare padre e non vorrebbe farsi coinvolgere in una nuova indagine, che sospetta confermerà le sue peggiori opinioni sul genere umano. Ma i suoi buoni propositi “si rivelano sempre efficaci quanto un impacco su una gamba di legno, una predica di San Francesco in un laboratorio di vivisezione o un discorso di Martin Luther King in una riunione del Ku Klux Klan.” E la curiosità e la lealtà nei confronti dell’amico Ehlers, commissario tenace e smaliziato della polizia di Copenaghen, lo spingono a farsi in quattro per dipanare il mistero. Il suo sguardo obliquo e sornione, e soprattutto la familiarità con i segreti più oscuri della capitale danese – non tanto sfondo della storia quanto personaggio dalle mille sfaccettature – saranno infatti decisivi per fare luce sull’intrico di falsi artisti, veri criminali e professionisti senza scrupoli, uniti in un’azione che ha l’andamento fluido e il ritmo brillante di una suite per orchestra jazz.