La protagonista è una persona sola, tremendamente sola, seduta sul bordo del mondo. Orfana da anni, bella, ricca, colta, lascia il lavoro in una galleria d'arte e decide di imbottirsi di farmaci per dormire il più possibile e non provare nessun sentimento. Tra flashback di film anni ottanta, Whoopy Goldberg e Mickey Rourke in «9 settimane e mezzo», dialoghi surreali spesso spassosi, descrizioni di una New York patetica e scintillante, il libro ci spinge a chiederci se davvero possiamo mai sfuggire al dolore. Una strana favola nera, irriverente, in cui i personaggi non sono gradevoli, anzi spesso risultano insopportabili, ma Moshfegh riesce ugualmente a farci affezionare persino a Reva, l'amica fragile e buffa, o allo psichiatra pazzo che prescrive farmaci senza battere ciglio, mettendoci di fronte al lato più oscuro e incomprensibile dell'umanità.
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Narratori
brossura con alette
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