Rose, Rose

Megan, la moglie del Soprintendente di Polizia Colin Harpur, è stata finora, tra i personaggi della serie ambientata da Bill James in un’innominata città costiera dell’Inghilterra meridionale, il critico più sprezzante e spietato della «zona grigia» tra legge e crimine, quella frequentata da informatori gestiti come minimo disinvoltamente, infiltrati che si comportano da agenti provocatori, poliziotti disposti a farsi corrompere e magistrati che insabbiano le inchieste. Quando Megan Harpur viene uccisa «da tre coltellate al torace nel parcheggio di una stazione ferroviaria, stava tornando a casa a dire al marito che lo lasciava per un altro uomo». Al di là della reciproca infedeltà, è stata proprio la continua confusione fatta da Harpur «tra ciò che è giusto e ciò che è necessario» a far sì che la moglie finisse col perdere ogni fiducia in lui: di qui la decisione di lasciare la famiglia e ufficializzare la relazione con Tambo, un alto funzionario di Scotland Yard. Anche lui un poliziotto, dunque, ma uomo rigoroso, «tutto d’un pezzo», con il quale Megan può condividere i propri interessi culturali. Poi, d’improvviso, il delitto. Allo svolgimento dell’indagine condotta dall’ineffabile Desmond Iles, cui Colin non può esimersi – nonostante le dichiarazioni ufficiali – dal prendere parte, Bill James alterna i frammenti della «scatola nera» di Megan – dall’inizio della storia con Tambo fino al momento dell’omicidio – attraverso i quali il lettore giunge infine ad una verità molto lontana dalle direzioni seguite inizialmente dall’inchiesta. “Rose, Rose” (che prende il titolo da una poesia di Matthew Arnold letta al funerale di Megan) fu definito dal “Sunday Times” «la puntata più fosca e più acida di James nell’ingarbugliata vita personale e professionale dei suoi piedipiatti». Il “New York Times” affermò che «Bill James non aveva mai scritto una storia così fredda, così buia, così pericolosamente divertente come “Rose, Rose”».